Ci sono delle fasi in cui si può avere la sensazione di perdere, o non riuscire a costruire, una sintonia nella relazione con il proprio bambino o figlio adolescente. Di non riuscire a contenere la sua rabbia o agitazione, di non essere cercati come si desidererebbe o comunque meno dell’altro genitore: di non riuscire a capirsi.
Più volte ho accolto il dolore, la frustrazione e non ultima la fatica di mamme e di papà che finiscono col pensare, e dire: “mio figlio mi odia! e ora anch’io sento di avercela con lui.”. E’ un’affermazione esasperata ma anche coraggiosa. L’odio e l’amore sono emozioni sempre presenti, in diversi momenti, in ogni relazione significativa: saperle riconoscere è una buona base su cui costruire. Integrarle in una relazione in cui prevalga la sintonia e la comprensione reciproca può invece essere un buon obiettivo su cui lavorare.
Ciò che accade quando l’incomprensione e la rabbia prevalgono sulle altre dinamiche della relazione, deriva spesso da un fraintendimento dei segnali comunicativi e dei bisogni reciproci, che crea un momento di impasse comunicativa ed emotiva.
Questo può succedere a seguito di un periodo di forte stress emotivo del genitore o del bambino, di rotture nelle dinamiche familiari (come la separazione, o un lutto), ma può anche essere solo una tappa evolutiva, un nodo da sciogliere, nel percorso dell’essere genitore.
COSA SI PUO’ FARE?
E’ necessario allora rimettere in moto una comunicazione sintonica all’interno della relazione. Perché questo sia possibile, bisogna acquisire, o riacquisire, la capacità di vedere l’altro da prospettive diverse, di leggere i reciproci segnali comunicativi, di creare un nuovo contatto.
Il metodo che utilizzo in questo tipo di situazioni è quello della consultazione familiare partecipata.
E’ un percorso di consultazione rivolto a genitori e figli in età evolutiva che permette al terapeuta di conoscere sia i genitori che il bambino nella loro relazione reciproca. Il percorso si sviluppa attraverso degli incontri con genitori e bambini insieme, durante i quali si può giocare, disegnare e raccontare. Durante la successiva condivisione con i genitori di quanto emerso durante gli incontri, è possibile iniziare a sviluppare un percorso ed un pensiero che aiuti a sciogliere i fraintendimenti ed i nodi emotivi che hanno interrotto la sintonia tra il bambino ed i suoi genitori.
“Attraverso le sedute congiunte, il disagio del figlio trova una nuova modalità per essere raccontato e rappresentato davanti ai genitori. Lo sviluppo di un nuovo linguaggio, quello delle rappresentazioni condivise in seduta, permette di dare ai sintomi nuovi significati.” Dina Vallino
Per informazioni o un appuntamento nel mio studio potete contattarmi al numero 347.5202018 o tramite mail: irenemazzon@libero.it.